Il demone meridiano

Era credenza degli antichi che nelle ore soleggiate del primo meriggio, alla controra, qualcosa di informe, terribile e sublime assieme, potesse aggredire la natura umana in stato di vulnerabilità, abbandonata al proprio torpore. Quasi che dalle viscere della terra, spossate dal gran caldo e dalla mala digestione, risalisse in superficie un rigurgito dei regni di sotto. Capitava così che il viandante impavido del mezzogiorno venisse assalito e ucciso per strada, fatto a brandelli con furia inaudita. “Terra di dove finisce la Terra”, per dirla con Vinicio Capossela, a sua volta preda di un demone meridiano cui attinge a piene mani.

Ma qual è l’origine di tali credenze e perché, ancora oggi, ci sembra di scorgere un fondo di verità tra i miraggi che turbano la siesta pomeridiana? Si tratta di demoni che aleggiano da secoli sul Mediterraneo, spirano come antichi venti d’Asia Minore. Fu Origene, nella prima metà del III secolo, ad associare l’indole meridiana al concetto di acedia, accidia/inedia/noia, annoverata fra gli otto peccati capitali della vita claustrale.

“Il sole sembra immobile al monaco in preda all’accidia e la giornata gli appare interminabile. Il demone lo induce ad abbandonare la sua cella e a fissare lo sguardo sul sole per verificarne l’immobilità. L’odio per il posto in cui vive, per la propria vita e per il lavoro scaturito dalle proprie mani si impadronisce di lui”.

Ecco che la mollezza d’animo, la concupiscenza, l’indolenza gattopardesca, l’isteria ballerina e ogni altro stato d’animo che ammorba il sangue tarantolato del Meridione assumono le forme demoniache più disparate. Lo spettro può apparire a chiunque: all’uomo di fede e al depravato, al ricco e allo straccione, al nobile e al contadino senza curarsi del loro status, per il solo gusto di indurli alla follia. Per i popoli arabi è un malefico jinn dell’aria che si introduce dalla bocca del povero russatore; nelle credenze popolari di qua dal mare è la Donna del Grano, o Vecchia della Segale.

“Coloro che si addormentano a mezzogiorno rischiano di subire, nel corso di incubi di un genere del tutto particolare, l’aggressione di esseri demoniaci, che comporta turbe fisiche e mentali. Queste turbe sono attribuite a Pan e alle Ninfe o ai loro sostituti. Se attribuite a Pan, si ha a che fare con un complesso di sensazioni e rappresentazioni che costituiscono l’incubo propriamente detto, nel senso antico del termine. Se attribuite alle Ninfe/Sirene, creature che all’origine avevano già per conto loro rapporti stretti con l’ora di mezzogiorno, il fenomeno onirico è un altro: ονειρογμός, somnium Veneris, dotato di proprie ripercussioni mitologiche”.

Così Roger Callois collega i demoni della controra alla cultura classica, evidenziando il comun denominatore dell’erotismo succube. I sintomi ci sono tutti. L’insorgere del mezzogiorno non lascia scampo, tortura gli eremiti d’Oriente e i buoni cristiani, gli uomini e le donne che si consegnano alla lascivia del turbamento meridiano.

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