Le parole Isrāʾ e Miʿrāj, in arabo إسراء ومعراج, indicano il miracoloso viaggio notturno compiuto dal profeta Maometto in sella al cavallo alato Buraq (Isrāʾ) e la sua ascesa ai Sette Cieli (Miʿrāj), tra visioni infernali e delizie paradisiache, fino all’incontro con Dio, la cui vista è inaccessibile ad occhio umano per via dell’attributo di “infinità”.
“Lode a colui il quale trasportò il suo servo, di notte, dal tempio sacro al tempio più remoto, del quale benedicemmo il recinto, per mostrare a lui alcuni dei nostri segni”.
(Corano, primo verso Sura XVII, La Sura del Viaggio Notturno)
La narrazione, diffusa in tutto il mondo arabo-islamico, giunse nelle terre ormai cristiane di al-Andalus, dove le seducenti visioni furono rese in volgare proto-spagnolo e in altre lingue neolatine col nome di libri “della Scala” (ovvero, della “scalata” al Cielo).
Posto che per Tommaso d’Aquino e il cattolicesimo non è possibile “vedere” Dio se non dopo la morte, l’ascesa del Profeta al Cielo è accolta invece dal filosofo islamico Averroè.
Averroista è dunque l’essenza intima della Divina Commedia e il viaggio di Dante nell’aldilà, come ebbe il coraggio di affermare per la prima volta, nel 1919, lo studioso gesuita Miguel Asín Palacios nell’opera La escatología musulmana en la Divina Comedia.
È indubbio che Dante conoscesse l’Islam e, probabilmente, anche la storia del viaggio di Maometto nell’aldilà nella versione tradotta da Bonaventura da Siena (Liber Scalae); ed è indubbio che fosse un estimatore del commento su Aristotele di Averroè, che nella Commedia colloca nel Limbo insieme con Avicenna e il Saladino.
A dispetto di San Tommaso e della Chiesa, quindi, il messaggio ultimo della Commedia consiste proprio nell’accostarsi al divino da vivi.
Dante si abbeverò a tutte le fonti del tempo, incluse quelle musulmane, prototipo indiscutibile dell’architettura dell’aldilà dantesco nella sua forma topografico-concettuale, dalla struttura dei 7 Cieli alla numerologia esoterica del 3, che culmina e si compie nel 99, ovvero nel numero degli attributi divini secondo l’Islam.
Dante stesso ci esorta alla lettura esoterica, molteplice e stratiforme della propria opera:
“O voi ch’avete l’intelletti sani
Mirate la dottrina che s’asconde
Sotto il velame delli versi strani!”
(Inferno, IX, 61-63)