“Sanus egredieris”, questa la promessa-chimera scolpita a grandi lettere sulla facciata dell’Ospedale Psichiatrico di Girifalco, paesino del catanzarese, inaugurato nel 1881. Questo il titolo di un docufilm che tutti dovrebbero guardare.
All’epoca il manicomio non lo voleva nessuno. Nessuno dei girifalcesi desiderava che il proprio paese, fino a quel momento accostato alla figura di un nobile rapace dal piumaggio bianconero, passasse alle cronache come “lu paisi di li pacci”.
Lo dicono chiaro i paesani, rivolgendosi con spontaneità alla telecamera di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino, l’occhio magico che guida una sapiente regia al femminile. Un occhio capace di catturare ogni piega d’espressione, ruga di vecchiaia o nevrosi, guizzo di pupilla e, perché no, a volte anche i pensieri. Quelli che si staccano dal nostro intimo come foglie cadute, si adagiano al suolo per un istante e volano via con una raffica di vento.
Gli stessi pensieri che per alcuni dei pazienti potevano essere manipolati con le dita, quando qualcuno si divertiva a infilargliele in testa per scompigliarli, carbonizzarli con un voltaggio che scuoteva le tempie. Un gioco di prestigio, una scintilla e nulla più.
Poi, un giorno, le porte del manicomio si aprono, protese ai cittadini di Girifalco come braccia spiegate in uno slancio improvviso. Un’intuizione che fu rivoluzione: “open door”, si disse. I matti possono uscire, vivere il paese, contaminare l’esterno con l’interno e viceversa, essere comunità nella comunità, mescolare incubi, paure, sogni, amicizie…vite.
La promessa di uscire sani si stava avverando? Non sempre, non per tutti.
Qualcuno entrava sano e si ammalava, marciva, si lasciava morire. Orfani, uomini soli, donne e bambini ripudiati dall’ignoranza e dalla fame del tempo, soccombevano a un sistema che non sapeva fare distinguo.
Questo e tanto altro racconta Uscirai sano, storia di un confine labile tra pazzia e normalità – “essere dentro” ed “essere fuori” – visto con gli occhi di Angelo, il protagonista, alias Antonio Marinaro, la cui recitazione delicata è capace di creare un perfetto “equilibrio sopra la follia”, senza mai cadere nella retorica, nel sensazionalismo.
Insieme a lui, Francesco Ritrovato e tanti volti intensi di un cast genuino, quasi tutto girifalcese, si alternano a chi nell’ospedale ci ha lavorato e vissuto sul serio: pazienti, medici, infermieri, assistenti, direttori sanitari, ciascuno con la propria testimonianza autentica, non sceneggiata, e per questo capace di toccare corde ancor più profonde.
Bravi tutti! Brava l’Assoziazione Culturale Kinema, che può (deve) essere contattata per richiedere la proiezione del film nelle sale, nelle scuole, nei teatri, ovunque!