Esattamente una settimana fa mi trovavo nel centro storico di Vallefiorita, paesino del catanzarese conosciuto per il suo olio profumato e soprattutto, da alcuni anni a questa parte, per la presenza di una Biblioteca Errante che ha preso per mano il borgo, con i suoi bambini, e ne ha fatto una “Terra di Mezzo”, una “Valle delle Storie”.
L’anno scorso erano state le mie “Sette paia di scarpe” a condurmi per la prima volta nella suggestiva vallata delle parole – loro sanno sempre dove andare e come regalarmi incontri indimenticabili – stavolta, invece, la valle stessa mi ha chiamata perché aveva qualcosa da raccontare….
Forse quelli bravi, che fanno e disfano i nomi e i modi del comunicare, chiamerebbero un momento narrativo condiviso “storytelling” e non posso biasimarli, io stessa utilizzo spesso questo pseudo-neologismo. A Vallefiorita, invece, ho imparato che quando ci si riunisce per raccontarsela – scrittori, uditori e narratori di fatti (reali e inventati) – si è nel bel mezzo di “nu cuntariedhu“.
In attesa che le storie si materializzino in un’antologia, ringrazio di cuore gli scrittori-bibliotecari di Vallefiorita, Patrizia Fulciniti e Gianni Paone, gli altri Autori Erranti che hanno condiviso con me questa esperienza e, soprattutto, le voci protagoniste della serata, alle quali dedico queste righe…
“Cari Lettori Erranti,
ancora una volta Vallefiorita, alias ‘La Valle delle Storie’, ha saputo regalarmi un momento prezioso, che serbo con affetto e ripercorro con grande ispirazione. Perché non c’è niente di meglio per uno scrittore che fermarsi ad ascoltare le storie portate dal vento quando ci si ritrova tutti assieme sotto un albero, o quelle che salgono e scendono, salutandosi, per le vie acciottolate di un borgo in collina, quando la luce estiva cede il passo alla sera.
Questa l’atmosfera magica, sospesa, nella quale le storie narrate hanno preso vita scrivendosi da sole, sulle pagine di un taccuino immacolato comprato apposta per l’occasione.
Alcuni racconti sono fioriti spontanei in un ricciolo di inchiostro, come quelle piante sfacciate e selvatiche che mettono radici anche dove non ti aspetti di trovarle; altri, invece, hanno chiesto sottovoce di esserenarrati e altri ancora si sono cotti al fuoco lento del ricordo, come le pietanze tradizionali preparate dalle nostre nonne, senza fretta.
A me l’ascolto, l’incrocio degli sguardi e dei sorrisi. Alla mia penna l’onore e l’onere di trascrivere, sintetizzare, ampliare e…certamente ricamarci un po’ su!
Dalla nostra serata di ‘cuntariedhi’ nascerà qualcosa di bello. Un viaggio, forse. Oppure il ritorno da un viaggio, perché qualcuno mi ha confidato che “tornare è meglio che partire, poiché al ritorno qualcosa cambia”.
E se si torna in una Valle di Storie – dove i fiori più giovani crescono rigogliosi, innaffiati di letture, in unabiblioteca che è un giardino segreto – allora non possiamo che sentirci a casa!”.
A presto
Eliana Iorfida, Autrice Errante