Piccola, grande Adele Cambria

“A me non piace piacere a molti, ma solo ai pochi a cui piaccio”.

 

Questo l’aforisma che accoglie i visitatori del blog della piccola, grande Adele Cambria, scrittrice e giornalista calabrese scomparsa il 5 Novembre 2014. A pochi giorni dal ricordo di Pasolini, ecco quello dell’amica altrettanto “scomoda” e impegnata che recitò in alcuni suoi film e che la sottoscritta, in una sera particolarmente intensa e fortunata, ha avuto il piacere di conoscere e ascoltare a bocca aperta. Uno scricciolo di donna in abiti coloratissimi che catturava la platea con l’ironia che l’ha sempre distinta, ricevendo il Premio “Istmo di Marcellinara” per un’opera lontana, nel tempo e nello spazio, eppure attualissima: “Istanbul. Il doppio viaggio”.

Dalla “mia” Siria, poco meno di un anno fa, ascoltavo la “sua” Turchia e riflettevo commossa sui destini dei due Paesi.

 

6 Settembre 1983: “Le cupole galleggiano leggere, ampie, d’un grigio inaspettato che sfuma nel celeste costellando il profilo della città come una flotta di astronavi planate sul Bosforo”.

 

La scoperta fortuita di un diario di viaggio scritto trent’anni prima induce Adele Cambria a tornare a Istanbul per guardarla con occhi nuovi e uguali, dopo quel lontano 1983. Da qui il “doppio viaggio”: andata e ritorno, retrospettiva su una città controversa e affascinante, sospesa da sempre tra Oriente e Occidente.

L’accompagnano un taccuino e tre grandi scrittori: Edmondo De Amicis, Pierre Loti e Orhan Pamuk. Loti elesse la Turchia di fine Ottocento sua seconda patria, lasciandosi sedurre dall’Impero Ottomano, dove tolleranza e sensualità si fondevano nell’abbraccio speziato di giovinette circasse, via privilegiata per conoscere la civiltà del posto. Pamuk porge alla scrittrice il suo sguardo critico e attuale, segnato dal conflitto irrisolto con la storia del proprio Paese, la diffidenza nei confronti dei viaggiatori occidentali e, soprattutto, della cosiddetta “letteratura di viaggio”, che l’autore vede in qualche modo minacciata e tradita dal turismo di massa.

Istanbul, prima e dopo, si lascia dunque ammirare e raccontare da Adele Cambria, che in queste pagine asseconda il ricordo di chi c’è stato e la rivive per suo tramite e, al contempo, stuzzica l’immaginario di chi non l’ha mai visitata ed è attratto dalla sua travagliata attualità politica, dalla vitalità artistica e culturale e da quella ricchezza ideologica che ancora oscilla tra modernità e passato.

 

A. Cambria, "Istanbul. Il doppio viaggio"
A. Cambria, “Istanbul. Il doppio viaggio”
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