Per i “non dormienti”

Non conoscevo ancora Francesca Melandri come autrice, benché il suo secondo romanzo, Più alto del mare fosse arrivato al Campiello – Selezione Giuria 2012, tuttavia, stato sufficiente ascoltare la lettura di un breve passo tratto da Eva dorme per conquistarmi in maniera definitiva.

 

“A Lamezia Terme gli indiani dello scompartimento accanto, gli accaniti telefonatori, passano davanti alla porta per uscire… avrei capito che il bambino non è italiano anche solo da questo: in più di cinque ore non ha pianto mai… rivela dentini da squalo neonato mentre lo sguardo gli s’illumina come una scintilla. Una sisiduzza”; e per quello romantico, quasi animistico, nel tinteggiare il paesaggio “In montagna la luce è fatta di aria e di vento, il gelo la scaglia da grandi altezze come un dardo appuntito; questa invece è luce liquida, densa, che non colora le cose ma ne mescola gli umori”.

 

La scena descritta mi ha ricordato i viaggi da “universitaria fuori sede”, quando attraversavo in treno una bella fetta della nostra lunga penisola: l’Italia che scivola sonnacchiosa in un susseguirsi di paesaggi così diversi che, richiamando il pensiero della protagonista, due stranieri che la guardano da finestrini opposti ne darebbero  certo una descrizione discordante; l’Italia che sale e scende dagli scompartimenti, sobria o chiassosa a seconda della direzione di viaggio.

Il treno di Eva, però, compie un percorso molto più lungo del mio, ripercorrendo l’ambizione ancestrale – forse mai soddisfatta nel sentire unanime di Nazione – di unire con un tratto continuo il Trentino Alto Adige alla punta estrema della Calabria. Eva, a dispetto del titolo, non dorme da tempo. Il suo sonno è spezzato da inquietudini antiche, che esigono verità storiche e individuali. Il suo viaggio avanza in chilometri e arretra nel tempo, sviluppando una delle pagine più dolorose e meno conosciute della storia del nostro Paese: la questione altoatesina e gli anni bui del terrorismo, delle retate che

 

“non si fanno quando il sole è già sorto, quando la gente ha il viso lavato e nella pancia il tepore del caffellatte… quando la zuppa bolle sul fuoco… E nemmeno quando la terra è già nera ma il cielo è ancora opalescente. Quando gli animali notturni sono già tornati nelle loro tane… quel breve lasso di tempo buio, silenzioso e immobile in cui nulla succede, quella è l’ora in cui ci si aspetta che arrivino i soldati… con il potere primario che ha l’uomo con un’arma in mano su quello che non ce l’ha”.

 

Il libro della Melandri è importante, anzi, imprescindibile. Dal mio sud, l’ho accolto come una finestra spalancata su un orizzonte sconosciuto ma parallelo, nel limite in cui certe “questioni” nel nostro Paese (altoatesina, meridionale, ecc.) si avvitano inutilmente su se stesse da tempo immemore. Una scrittura femminile di spessore: alta, poetica, autorevole.

 

 

"Eva dorme". F. Melandri
Eva dorme, F. Melandri
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