Pasolini 40 anni dopo Ostia

Il dono della preveggenza è un’arma a doppio taglio: lama affilata che squarcia il velo del tempo e dello spazio per scrutare oltre, sporgendo lo sguardo visionario sull’orlo dell’abisso, ma al tempo stesso, pugnale da harakiri che affonda mollemente nell’addome dell’oracolo, del predestinato.

Presentato dalla stampa dell’epoca quale “corruttore della gioventù” (Il borghese, 1960), fu più volte querelato, denunciato per favoreggiamento personale, tentata rapina, minaccia con arma, vilipendio alla religione di Stato. Pensate al profilo di un pluripregiudicato, un pericoloso malvivente da far marcire in galera e buttar via la chiave? Vi sbagliate! Queste accuse, puntualmente dissoltesi come sputi nel mare, sono state rivolte a Pier Paolo Pasolini, Poeta (maledetto) prima di tutto, drammaturgo, regista, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, insomma, una delle rare menti libere e pensanti che il nostro Paese possa vantarsi d’aver concepito e rinnegato.

Il ragazzo che dalle Pagine involontarie (o Il romanzo di Narciso, 1946-47) dichiara per la prima volta la propria omosessualità, si fa carico, uno scritto dopo l’altro, di una precisa responsabilità intellettuale nei confronti dell’Italia del dopoguerra, alla luce di un fermento che già gli danza nelle pupille sottoforma de Il sogno di una cosa (romanzo d’esordio pubblicato solo nel 1962), quella stessa “cosa” per la quale gli italiani non hanno ancora oggi trovato coraggio.

Nel 1955 esce Ragazzi di vita. Una consacrazione di popolo che, tuttavia, continua a scontrarsi con la censura dei critici e la segnalazione di Antonio Segni alla Magistratura di Milano quale “libro pornografico e osceno”. Non vincerà il Premio Strega!

Da questo momento, carta e pellicola cominceranno a correre parallele nella Sua mente geniale.

 

“Procedo parallelo per due binari speriamo verso nuove stazioni. Non ne inorridisca come fanno i letterati mediocri qui a Roma: ci senta un po’ di eroismo”.

(da una lettera a Contini)

 

Da Accattone (1961), primo film italiano vietato ai minori di diciotto anni, a Il fiore delle Mille e una notte (1974), capitolo conclusivo della cosiddetta “Trilogia della vita”, Pasolini percorrerà la sua eroica parabola ascensionale accompagnando l’Italia intera all’apice di una consapevolezza:

 

“[…] raccontando le mie libere fiabe, non voglio scandalizzare solo i piccolo-borghesi, ma anche i piccolo-borghesi comunisti! […] Bisogna avere la libertà di raccontare storie politiche, non l’obbligo di raccontare storie politiche!”.

 

Il 2 Novembre 1975, Pier Paolo Pasolini giace brutalmente assassinato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia.

 

“La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi”.

 

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