Da Marrakesh a Cordoba in groppa a un’asina

Può una pila di libri equilibrare il peso di un cadavere che, in groppa a un’asina dal passo lento, attraversa lo Stretto di Gibilterra nel viaggio “di ritorno” da Marrakesh a Cordoba?

Era il 10 dicembre 1198 quando Averroè – filosofo, sottile commentatore dell’opera di Aristotele, astronomo e teologo vissuto tra Andalusia e Marocco – consegnava a un involucro di testi preziosi il compito di controbilanciare il peso del proprio corpo, ormai alleggerito dell’anima. Ovvero, di quell’intelletto che egli stesso, precursore di modernità, considerava super-individuale, collettivo, principio di uguaglianza tra gli uomini e tra il mondo terreno e l’aldilà.

Il pensiero del filosofo andaluso tiene insieme con leggerezza, come fosse l’ampio giro di veste di un danzatore sufi rapito dall’estasi, la sequenza di racconti che Toni Maraini ci porge in dono dal Marocco nel suo Ballando con Averroè. Racconti di viaggio in un mondo musulmano che non fa paura (Poiesis Editrice, 2016): un invito a oltrepassare le odierne barriere, gli steccati, le muraglie e il filo spinato, proprio come fecero gli antichi con le Colonne d’Ercole, estremo confine del mondo conosciuto.

Le assonanze e le confluenze mediterranee che permeano questi racconti sono l’antidoto più efficace alla paura e alla separazione tra civiltà e culture. Pagine da sorseggiare col piacere e la levità di un tè alla menta, alternando la profondità delle riflessioni storico-politiche agli itinerari di viaggio, anche metaforici; i paesaggi e le architetture del Marocco meno battuto dalle rotte turistiche al punto di vista verace di donne e uomini in carne e ossa.

“Il Marocco (dunque) in una teiera” parafrasando la calzante metafora che dà il titolo a un racconto di Abdallah Ziqra del 1998, attorno alla quale si raccoglie ancora oggi la famiglia per sciogliere i nodi della propria storia personale e nazionale.

 

“Poeti e scrittori hanno raccontato il rito condiviso del tè. Ma esiste anche, all’estremo opposto, il rito solitario del tè. Bevuto in momenti di riflessione contemplando il tramonto da un caffè della qasba di Tangeri, scrutando l’orizzonte da qualche altura dell’Atlas, in raccoglimento nelle adiacenze di un piccolo santuario o in qualche angolo lontano dal bailamme turistico”.

 

Le ampie pennellate descrittive e filosofiche, così come i piccoli tasselli di memoria storica, compongono una raccolta di riflessioni che inducono a riflessione e richiamano in modo puntuale i capisaldi del pensiero averroista:

 

“Raccomandiamo a tutti coloro che ricercano la verità, quando si trovano al cospetto di affermazioni che considerano inammissibili, di evitare di rifiutarle sistematicamente ma di cercare di capirle, confutarle usando la ragione e cercando gli argomenti a favore dell’avversario come si fa con quelli propri”.

 

Nel pacchetto di libri in bilico sul dorso di un’asina vi erano riposte “temprate saggezze” che noi tutti, dalla Sponda Nord alla Sponda Sud del Mediterraneo, dovremmo saper leggere e fare nostre.

 

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