Le donne di un clown

Tra i tanti incontri magici che hanno impreziosito questo mio ultimo anno, consumando lungo la strada Sette paia di scarpe, quello col cantautore cosentino Gaspare Tancredi è stato certamente uno dei più stimolanti sotto il profilo artistico e umano. Ennesima conferma di un fermento tutto calabrese che, sia pur tra mille difficoltà, vede consolidarsi sulla scena un’infornata di giovani e coraggiosi “artigiani dell’arte”, la cui sensibilità riempie il cuore di speranza.

Vi propongo un assaggio delle fascinazioni scaturite dalla nostra chiacchierata dello scorso venerdì (19 giugno 2015) presso la Libreria “Incontro” – Mondadori di Soverato, in un bel momento di musica e letteratura… 

Le donne di un clown, il brano che dà titolo all’album d’esordio di Tancredi (per l’etichetta palermitana U07 Records, marzo 2015), suggerisce immediatamente uno dei capolavori della letteratura del Novecento, Opinioni di un clown, di Heinrich Böll. Il clown è l’artista di strada che, dal suo punto di vista privilegiato, smaschera le ipocrisie della società e compie una scelta audace: vivere “di attimi”, senza piegarsi alle sicurezze ideologiche del proprio tempo. Se Maria – la donna di Hans, protagonista del romanzo – e troppo “timorata” e omologata per seguirlo nella sua dimensione sospesa, verrebbe da chiedere a Gaspare, che nel brano canta “donne nuvole leggere”, quali sono i “requisiti” che deve avere la donna di un clown: l’incoscienza del sapersi perdere, o il pragmatismo che riconduce alla realtà? 

Tra la variegata umanità al femminile che ci viene incontro nel disco, ci colpisce Vera, divenuta lei stessa, più che la compagna di un clown, una “donna-pierrot”. Sfortunata vagabonda dell’amore, ballerina “dai piedi friabili”, che odia vedere nello specchio il riflesso della propria vecchiaia e di un passato distante, che non le ha lasciato alcun affetto. Marc Augé mi viene in aiuto per descrivere la condizione e la stagione di questa donna, che appare intrappolata in un “interluogo”, terra di mezzo tra “il tempo” e “l’età”, senza possibilità di astrarre il primo dalla seconda. Lo sguardo che rivolge a se stessa, mi ricorda quello amaro e disincantato di Alda Merini in Vecchiaia. 

Da bravo “poeta di attimi” Gaspare, con la sua voce calda, canta tante piccole storie diverse, intessute di riferimenti letterari importanti, come in André, brano liberamente ispirato a Il vecchio e il mare di Hemingway, o Chicchi di riso e fiori d’arancio, intriso delle suggestioni chicane di Caramelo, di Sandra Cisneros. Ma la dedica più intima la ritroviamo, forse, in Pezzi da mille lire: un acquazzone gonfia i ricordi e fa sgorgare le parole in modo inaspettato, trovandosele in tasca quasi per caso, come una vecchia banconota che, ormai fuori corso, riesce a regalare il brivido delle cose dimenticate ma preziose, proprio come suggerisce Arundhati Roy ne Il Dio delle piccole cose, che, in modo indiretto e spontaneo, sento di poter accostare a questo brano.

Un disco da gustare pienamente in ogni sua sfumatura, in grado di sprigionare note fragranti come profumi e aprirsi improvvisamente a sonorità esotiche e latine, frutto di una ricerca musicale accurata e della collaborazione con eccellenti musicisti.

 

Con Gaspare Tancredi, Libreria "Incontro" di Soverato (19 giugno 2015)
Con Gaspare Tancredi, Libreria “Incontro”, Soverato (19 giugno 2015)

 

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