La Siria NON è il Paese del Male

La Siria non è il Paese del Male perché… quando ci ho vissuto per lavoro sono stata accolta con un calore e una familiarità che mi hanno fatta sentire nel Sud di casa mia, ricevendo in dono addirittura un nuovo nome, Laylah (notte), con la dolcezza di chi abbraccia lo straniero nella propria quotidianità; 

La Siria non è il Paese del Male perché… la stessa ingrata definizione, rivolta all’Italia sotto dittatura, avrebbe infangato la società civile, gli uomini e le donne dell’antifascismo e della Resistenza;

La Siria non è il Paese del Male perché… siamo stati spettatori passivi (dunque complici) fino all’uso delle armi chimiche, per indignarci solo quando ce le siamo viste recapitare a Gioia Tauro. 

 

Sul libro di Domenico Quirico e Pierre Piccini Da Prata, autori di questo motto a dir poco infelice, e sul diritto personale, sacrosanto, di descrivere il male vissuto sulla propria pelle, non posso e non voglio esprimere un giudizio. Voglio però poter riflettere e dare sfogo a un senso di profondo disgusto di fronte ad affermazioni di questa portata: “persino i bambini e i vecchi gioiscono ad essere cattivi”. Fino a che punto l’incontro col Male Assoluto può legittimare l’affondo ignobile di questa frase? Conosco siriani col corpo intagliato e mutilato dalla lama calda di quello stesso Male che, al contrario, portano all’esterno e all’interno del loro Paese una testimonianza diversa.

Dopodomani ricorrerà il Giorno della Memoria: a quindici anni da Se questo è un uomo, Primo Levi, citato da Quirico in quarta di copertina, si scagliava con forza contro le “vittime che si fanno carnefici”, legittimato da una grandezza di segno opposto, quella del Bene Assoluto.

Syria

 

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