Il capolavoro dello scrittore franco-algerino Albert Camus è del 1947. Trascurarne il dato cronologico o l’ambientazione – siamo a Orano, Prefettura francese sulla costa algerina – non renderebbe giustizia allo sfondo politico-culturale contro il quale si dispiega, in prima battuta, la potenza apocalittica di queste pagine. Per contro, l’improprio tentativo di circoscriverne il messaggio a una dimensione definita impedirebbe di coglierne la portata universale e collettiva, senza limiti di spazio e tempo, che oggi – stamattina più che mai, dopo la lunga notte di terrore che ha squarciato Parigi, l’Europa, il Mondo – scuote le nostre coscienze inebetite.
L’epidemia di peste, descritta da Camus con altissimi tratti d’intensità poetica, è senza dubbio un’epidemia metafisica. Certo, i fatti e le piaghe esistono, sono segni concreti del male fisico che, a partire dal ritrovamento di una quantità sempre maggiore di topi morti, comincia a dilagare e diffondersi tra la popolazione di Orano, ma a ciò si abbina immediatamente una consapevolezza più sottile: sta accadendo qualcosa di grave, senza precedenti.
La Peste è la metafora morale di più stringente attualità che mi viene in mente in questo momento. Camus interpreta il nostro mondo attuale, che dall’Africa al Medio Oriente, dall’America padrona al Vecchio Continente, oscilla pericolosamente tra progresso e regresso e si concede ciecamente al Male. Il morbo è insidioso, subdolo, si nasconde e prolifica quando ci si distrae, quando si rinuncia all’informazione e alla conoscenza, quando l’intelletto sonnecchia e lo spirito si lascia ingannare. È questo il sostrato sul quale il Male si innesta e dal quale si espande, fino ad apparire invincibile: il Male espresso dalla storia umana, collettiva, di massa.
A Orano, ci si fa l’abitudine. Si vive isolati dal resto del mondo come fosse la normalità, la peste diviene compagna abituale, della cui presenza, ormai, non ci si stupisce più. E a quel punto accade un fatto ancora più strano, un sintomo collaterale della malattia che ne è ancora una volta conseguenza morale: l’indifferenza e il cinismo superano di gran lunga la tragedia. La peste è castigo? No! Non è un fatto soprannaturale, è conseguenza dell’agire umano e dà luogo a infinite reazioni possibili: dall’accettazione passiva alla superstizione, dall’egoismo al panico, fino alla violenza irrazionale che regna sovrana in uno stato di terrore. C’è possibilità di guarigione? Di vittoria?
“Egli sapeva che questa cronaca non poteva essere la cronaca della vittoria definitiva; non poteva essere che la testimonianza di quello che si era dovuto compiere e che, certamente, avrebbero dovuto ancora compiere, contro il terrore e la sua instancabile arma, nonostante i loro strazi personali, tutti gli uomini che non potendo essere santi e rifiutando di ammettere i flagelli, si sforzano di essere dei medici.
Ascoltando, infatti, i gridi d’allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe il giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice”.
*Nota di cronaca: Domenica 27 settembre il Presidente francese François Hollande ha dichiarato che la Francia ha compiuto i primi attacchi aerei in Siria. La Francia è il secondo Paese europeo a bombardare la Siria dopo il Regno Unito. Sia i francesi che i britannici partecipano alla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che combatte l’ISIS e che ha iniziato i bombardamenti in Iraq nell’agosto del 2014. La Francia, in particolare, compie bombardamenti in Iraq da circa un anno. Il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato che pur mantenendo un rapporto di collaborazione con gli altri paesi membri della coalizione internazionale, la Francia deciderà in autonomia quali obiettivi colpire e quando compiere altri attacchi in Siria.