The Hours

Ebbene sì, sono vittima anch’io dell’atavico dilemma che spesso contrappone un film al libro da cui è tratto! La questione è spinosa, bisogna ammetterlo. È un processo osmotico al quale non si sfugge, dove la consecutio temporum gioca un ruolo chiave nel determinare gli equilibri di subordinazione. I casi in cui i due linguaggi si equivalgono, integrandosi in perfetta armonia, sono a mio avviso molto rari. Le ore, capolavoro valso a Michael Cunningham il Pulitzer nel ’99,  è sicuramente uno di questi.

Quando uscì nelle sale, mi precipitai a vedere The Hours col candore dell’ignoranza, forte di due sole garanzie: la storia riprendeva il flusso del tempo dell’amata Woolf e sul cartellone campeggiavano tre primedonne da paura: Meryl Streep, Julianne Moore e Nicole Kidman, poi premiata con l’Oscar. Non conoscevo ancora Cunningham e la sua opera, ma il sottile equilibrismo col quale s’intrecciavano i tre orizzonti temporali delle protagoniste mi indirizzò subito verso una scrittura di grande tecnica; così come i chiaroscuri nel declinare l’omosessualità, il suicidio, l’AIDS, l’impotenza di fronte al tempo e alle gabbie del quotidiano, suggerivano una voce poetica prorompente. The Hours vinse il Golden Globe come miglior film drammatico: a giudicare dalle lacrime versate e dai giorni spesi a rimuginarci sopra, direi che sì, se lo meritava tutto!

Corsi a comprare il libro, lo divorai, piansi ancora e cominciai a scrivere a mia volta (all’epoca poesie). Le Ore fu uno spartiacque, una rivelazione assoluta. Lessi tutto quello che il suo autore brillante aveva scritto, sfalsando su piani temporali diversi la storia americana, impastandola con Carne e sangue (2000) alle vicende umane di ogni latitudine e, addirittura, a quelle sovrumane (come in Giorni memorabili, del 2005, destabilizzante apologia di Whitman). La versione cinematografica di Una casa alla fine del mondo non ebbe lo stesso successo, anzi, secondo i miei personali parametri di giudizio (lacrime e meditazione) non rende affatto giustizia al romanzo, a dimostrazione di quanto l’impresa sia difficile da ripetere.

 

The Hours – locandina.

 

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